In questi ultimi anni vanno sempre piu' di moda i film catastrofisti: ricordate la tempesta perfetta, Meteor (1979), Deep Impact (1998), Armageddon ( 1998), The day after tomorrow (2004), eccetera ? Immaginate di applicare la stessa logica alla medicina, cosa immaginereste se foste lo sceneggiatore ? Una epidemia catastrofica mettendo assieme le peggiori paure degli scienziati ed ecco che nasce lo scenario che i giornali ci presentano in questi giorni. Che un asteroide colpisca la terra e la disintegri non e' poi cosi' difficile ma nessuno di noi passa le notti insonne osservando il cielo e pregando che non succeda, lo stesso vale per l'epidemia perfetta, potrebbe accadere se si verificassero alcune evenienze ma chi ci dice che avverra' ? Vediamo, facendoci aiutare dalla storia, cosa ha ispirato gli scienziati e poi i giornalisti. A tutti noi non puo' non venire in mente un flagello che i nostri nonni ci raccontavano con terrore, un nome tanto sinistro quanto lo e' nel nostro immaginario collettivo la "peste nera" del '600: l'epidemia di "spagnola".
martedì 10 novembre 2009
L'epidemia perfetta.
In questi ultimi anni vanno sempre piu' di moda i film catastrofisti: ricordate la tempesta perfetta, Meteor (1979), Deep Impact (1998), Armageddon ( 1998), The day after tomorrow (2004), eccetera ? Immaginate di applicare la stessa logica alla medicina, cosa immaginereste se foste lo sceneggiatore ? Una epidemia catastrofica mettendo assieme le peggiori paure degli scienziati ed ecco che nasce lo scenario che i giornali ci presentano in questi giorni. Che un asteroide colpisca la terra e la disintegri non e' poi cosi' difficile ma nessuno di noi passa le notti insonne osservando il cielo e pregando che non succeda, lo stesso vale per l'epidemia perfetta, potrebbe accadere se si verificassero alcune evenienze ma chi ci dice che avverra' ? Vediamo, facendoci aiutare dalla storia, cosa ha ispirato gli scienziati e poi i giornalisti. A tutti noi non puo' non venire in mente un flagello che i nostri nonni ci raccontavano con terrore, un nome tanto sinistro quanto lo e' nel nostro immaginario collettivo la "peste nera" del '600: l'epidemia di "spagnola".
giovedì 8 ottobre 2009
BOSSI NON HA INVENTATO NULLA DI NUOVO
7 ottobre 1571 LA BATTAGLIA DI LEPANTO
La coalizione cristiana era stata promossa da papa Pio V per soccorrere la veneziana città di Famagosta, sull'isola di Cipro, assediata dai Turchi e strenuamente difesa dalla guarnigione locale.
La flotta della lega fece rotta verso CIpro, dopo aver riunito 50 navi veneziane, 79 galee della Spagna, con l'aiuto di 3 galee del Ducato di Savoia, 12 galee toscane noleggiate dal Papa, 28 galee genovesi e le forze maltesi degli Ospitalieri.
La flotta cristiana fu raggiunta dalla notizia della caduta di Famagosta e dell'orribile fine inflitta dai musulmani a Marcantonio Bragadin, il senatore veneziano comandante la fortezza. Il 1º agosto i veneziani si erano arresi, con l'assicurazione di poter lasciare indenni l'isola di Cipro. Ma Lala Kara Mustafa Pascià, il comandante turco che aveva perso più di 52.000 uomini nell'assedio (e, tra questi, suo figlio), non aveva mantenuto la parola e Venerdì 17 agosto Bragadin era stato scorticato vivo di fronte ad una folla di musulmani esultanti e la sua pelle, conciata e riempita di paglia, era stata innalzata come un manichino sulla galea di Mustafà Lala Pascià insieme alle teste di Astorre Baglioni, Alvise Martinengo e Gianantonio Querini.
Nonostante il maltempo le navi della Lega presero il mare verso Cefalonia, sostandovi brevemente, e giungendo, il 6 ottobre davanti al golfo di Patrasso, nella speranza di intercettare la potente flotta degli Ottomani.
Il 7 ottobre 1571, che era di Domenica, Don Giovanni d'Austria fece schierare le proprie navi in formazione serrata, deciso a dar battaglia. In totale la flotta cristiana si componeva di 6 galeazze, 206 galee, 30 navi da carico, circa 13000 marinai, circa 44000 rematori, circa 28000 soldati con 1815 cannoni, era comandata da Don Giovanni d'Austria ventiquattrenne figlio illegittimo del defunto Imperatore Carlo V e fratellastro del regnante Filippo II, il corno sinistro dello schieramento era comandato da Agostino Barbarigo, ammiraglio veneziano, il corno destro dal genovese Gianandrea Doria.
I Turchi schieravano l'ammiraglio Mehmet Shoraq (detto Scirocco) all'ala destra con 55 galee, il comandante supremo Mehmet Alì Pascià (detto il Sultano) al centro con 90 galee conduceva la flotta a bordo della sua ammiraglia Sultana, su cui sventolava il vessillo verde sul quale era stato scritto 28.900 volte a caratteri d'oro il nome di Allah. Infine l'ammiraglio, considerato il migliore comandante ottomano, Uluč Alì (Giovanni Dionigi Galeni), un apostata di origini calabresi convertito all'Islam (detto Occhialì), presiedeva all'ala sinistra con 90 galee; nelle retrovie schieravano 10 galee e 60 navi minori comandate da Amurat (Murad) Dragut (figlio dell'omonimo Dragut Viceré di Algeri e Signore di Tripoli che era stato uno dei più tristemente noti pirati barbareschi).
Don Giovanni decide di lasciare isolate in avanti, come esca, le 6 potentissime galeazze veneziane, due davanti ad ogni "corno". Le galeazze davanti allo schieramento veneziano, camuffate da navi da carico, erano al comando degli ammiragli Antonio e Ambrogio Bragadin, che bramavano di vendicarsi per la brutalissima uccisione del loro fratello a Famagosta . All'avvicinarsi degli ignari Turchi, queste scaricano cannonate con una potenza di fuoco mai vista prima sul mare. Le linee ottomane subiscono molte perdite ma Alì Pascià in preda a furore bellico decide di superare di slancio le galeazze.
Alì, senza impegnarsi in battaglia con queste grosse navi, dopo averle superate, decide di scagliare tutta la sua flotta in uno scontro frontale, mirando unicamente all'abbordaggio della nave di Don Giovanni per provare ad ucciderlo subito demoralizzando così la flotta della Lega Cristiana, ed essendo in superiorità numerica (167-235) tenta di circondarla.
Giunto di fronte al mare aperto Doria ribaltò le sorti della battaglia nel fianco destro, con un'abile manovra; aggirato lo schieramento ottomano si contrappose all'incredulo Uluc Ali. Dopo un'ora di cruenta battaglia, Uluc con le poche galee rimastegli è in fuga verso Costantinopoli.
Al centro, il comandante in capo ottomano Alì Pascià, già ferito, cade. La nave ammiraglia ottomana è abbordata e, contro il volere di Don Giovanni, il cadavere dell'ammiraglio ottomano Alì Pascià viene decapitato e la sua testa esposta sull'albero maestro dell'ammiraglia spagnola. La visione del condottiero ottomano decapitato contribuì enormemente a demolire il morale dei Turchi. Di lì a poco, infatti, alle quattro del pomeriggio, le navi ottomane rimaste, abbandonavano il campo, ritirandosi definitivamente. Il teatro della battaglia si presentava come uno spettacolo apocalittico: relitti in fiamme, galee ricoperte di sangue, morti o uomini agonizzanti. Erano trascorse quasi cinque ore quando la battaglia ebbe termine con la vittoria cristiana.
Gli Ottomani avevano a stento salvato un terzo (circa 80) delle loro navi.
Nelle città d'occidente la notizia venne accolta in un tripudio di feste e gioia popolare che durarono giorni;
Papa Pio V nel 1572 istituirà la "Festa di Santa Maria della Vittoria", successivamente trasformata nella "Festa del SS. Rosario", per celebrare l'anniversario della storica vittoria ottenuta "per intercessione della augusta Madre del Salvatore, Maria".
Ancora oggi non sono chiari, e probabilmente mai lo saranno, i meccanismi che hanno condotto alla vittoria della flotta cristiana, e i meriti, o le colpe, o le casualità, o le provvidenze. Ma la bandiera della nave ammiraglia turca di Mehmet Alì Pascià, presa da due navi pisane, la "Capitana" e la "Grifona", si trova (e ognuno può vederla) a Pisa, nella chiesa dei Cavalieri dell'Ordine Cavalleresco Sacro Militare Marittimo di Santo Stefano Papa e Martire, fondato da Cosimo I de' Medici granduca di Toscana.
sabato 1 agosto 2009
C’è una famosa poesia di Ungaretti, intitolata «Veglia», in cui un soldato evoca una nottata di guerra del ’14 passata a fianco di «un compagno / massacrato / con la sua bocca / digrignata / volta al plenilunio / con la congestione delle sue mani»: ricorda che in quella notte, disteso a fianco della morte («penetrata nel mio silenzio »), non si è sentito mai «tanto attaccato alla vita» e ha cominciato a scrivere «lettere piene d’amore». Ci vuole il massacro di una guerra per avere tanto rispetto della morte, e perciò della vita? O lo si può avere non solo sotto il plenilunio ma nel solleone, non solo al fronte ma anche su una spiaggia, non solo in divisa ma anche in costume da bagno? Con le pance sporgenti, con le gambe adipose? Insomma, in tempo di pace. E di benessere.
martedì 21 luglio 2009
APOLLO 11
Quando il primo uomo sbarcò sulla luna, io avevo sette anni. Me lo ricordo bene, quel giorno, anzi quella notte nella quale i miei genitori mi concessero per la prima volta di restare alzato dopo carosello. Il primo uomo sulla luna : Neil Armstrong - il cognome lo imparai subito! e oggi dopo quarant'anni me lo ricordo ancora!).
ANIFA
sostenuto col ricavato del calendario 2009) che sta ora frequentando la facoltàdi agronomia a Cuamba (Mozambico).
Siccome proprio in questi giorni ha risposto ad una mail di Umberta, ne ha fatto un collage e ce l'ha tradotto:
Io sto bene, sono già a Beira per la pausa universitaria assieme
alla mia famiglia
L'esperienza che sto avendo a Cuamba è positiva, anche se
difficile all'inizio perchè è la prima volta che sto lontano da casa, dalla mia
famiglia e dagli amici con i quali sono cresciuta, ma in tutto ciò mi sento più
cresciuta, capace di lottare e conquistare i miei sogni.
Il semestre è andato bene, ho passato tutte le materie e sono molto felice.
La vita a Cuamba è molto diversa da quella a Beira, ho imparato ad andare in bicicletta in una settimana perchè la facoltà è distante dalla casa dove vivo e ho imparato a seminare
varie colture.
In questo semestre ho seminato pomodori e han dato buoni risultati.
Le persone di Cuamba sono più semplici e simpatiche e m'hanno ricevuto bene.
Sono in un pensionato per studenti e la convivenza va bene.
Sono in un gruppo di pastorale giovanile della facoltà nel quale mi hanno nominata
responsabile dei temi su cui discutere e dò catechismo agli alunni della
facoltà.
Infine, sto riuscendo a superare le difficoltà e ad ambientarmi col nuovo stile di vita, che è il cammino per realizzare i miei sogni. Saluti a tutti e grazie mille per tutto,
sabato 23 maggio 2009
PRIVACY
Ho accompagnato Jacopo in piscina e lui mi ha chiesto di fargli delle foto. Vedendo la mia macchina anche altri genitori dei bambini che sono iscritti allo stesso corso mi hanno chiesto di scattare qualche foto anche per loro. Si avvicina uno che indossa una maglietta rossa con scritto "staff" e mi redarguisce dicendomi che non si possono fare foto. Io resto di sasso e gli chiedo qual'e' la logica di questa proibizione e lui guardandomi dall'alto in basso con sufficienza e commiserazione risponde "la privacy". Ecco su quali idiozie ci perdiamo nel nostro Paese, poi, se ti arriva un avviso di garanzia finisci sputtanato su tutti i giornali ... anzi lo leggi sui giornali prima che ti venga consegnato ma la privacy li non serve !!
mercoledì 13 maggio 2009
12 maggio IL VOLO
Era tanto tempo che desideravo volare su di un ultraleggero e finalmente ho vissuto questa esperienza straordinaria: un grazie particolare al mio pilota (quello che sta rifornendo l'aereo). Si prova una sensazione di euforia, di eccitazione, di liberta', di pace, e' come se la vita si fermasse, come chiamare un time out !. Il nostro mondo quotidiano ci appare cosi' piccolo: in 15 minuti abbiamo fatto il viaggio da Schio a Verona che io faccio quotidianamente in macchina in un ora e un quarto. Dall'alto abbiamo visto valli disabitate coperte da una vegetazione lussureggiante che nemmeno pensavo esistessero in Italia e addirittura cosi' vicino a casa.
martedì 12 maggio 2009
5 maggio
domenica 15 marzo 2009
PRIMAVERA
lunedì 2 febbraio 2009
Asilo Rossi
Un incendio, di vaste proporzioni, ha distrutto a Schio l'ex asilo Rossi in restauro e destinato a diventare il futuro palazzo della musica. Non è stata ancora accertata la natura dell’incendio, ma tra le ipotesi non è esclusa quella che qualcuno possa aver usato lo stabile come ricovero per la notte e che possa aver acceso un fuoco per riscaldarsi, non riuscendo più a governare le fiamme. Al momento, infatti, i vigili del fuoco tenderebbero ad escludere l’accidentalità perchè i lavori di restauro erano fermi da una ventina di giorni e non c’era un sistema elettrico attivo o altre situazioni tali da poter originare le fiamme.
Lo stabile, in centro a Schio, era un tempo l’asilo Rossi e dopo la dismissione era stato destinato a palazzo della musica e per questo erano stati previsti dei lavori di ristrutturazione. Le fiamme, scoppiate nella notte, sono state domate da 10 squadre dei vigili del fuoco di Vicenza, Bassano, Thiene e Schio. Sono andati distrutti i 2.500 mq del tetto e gran parte dell’edificio.
martedì 20 gennaio 2009
Golda Meir
domenica 18 gennaio 2009
Calendario: primi effetti
Allora..ricordate appunto la casa che era da riabilitare con parte del ricavato del calendario Mozambico 2008?
Quella dove vi abita la grande famiglia di mamma, papà e 6 figli?