L'antico Ospedale denominato Santa Casa della Misericordia era situato in piazza Bra e datava ai primi anni del '500. Nel 1520 aveva ottenuto il riconoscimento ufficiale della Repubblica di Venezia (con l'appoggio del vescovo Gian Matteo Giberti - tra i protagonisti del Concilio di Trento - e dei nobili veronesi conte Provolo Giusti e di Lodovico di Canossa, anch'egli vescovo).
«LA SANTA CASA DELLA MISERICORDIA». Con il tempo la costruzione si rivelò inadeguata. Sui lati che si affacciavano verso la Gran Guardia e l'anfiteatro, vi erano due grandi sale di degenza riservate a maschi e femmine. Tra il 1780 e il 1788 l'ingegnere capo del Comune Antonio Pasetti presentò tre progetti. Il pianterreno porticato della facciata nel 1793 risultava costruito ma il nuovo ospedale incontrò vari ostacoli al completamento, per il passaggio dei Francesi di Napoleone e degli Austriaci, che poi si insediarono in città per 50 anni. Nel 1802 era già ritenuto inadatto alle esigenze sanitarie della città.Il convento di Sant'Antonio al Corso in via Valverde, resosi libero con la soppressione degli ordini religiosi imposta da Napoleone, fu indicato come sede del nuovo ospedale, e ivi fu trasferito nel maggio 1812, cambiando denominazione: da «Santa Casa della Misericordia» a «Ospedale civico di Sant'Antonio».
Il Comune acquistò l'ex ospedale della Bra e lo fece demolire nel 1820 per realizzarvi Palazzo Barbieri, usando le colonne del vecchio ospedale.
Nel 1895 il cavalier Alessandro Alessandri destinò un lascito a un istituendo «Ospedale per bambini» per «ospitare e curare i malati poveri di ambo i sessi del Comune di Verona, tra i 3 e gli 8 anni, purché non affetti da infermità incurabili o contagiose».
L'OSPEDALE DI BORGO TRENTO. Ma subito Verona fu scossa dalle polemiche sull'ubicazione della nuova struttura, e il lascito venne affidato dal Comune al Patrio Consiglio Ospitaliero. Le discussioni accese si trascinarono finché la Cassa di Risparmio di Verona deliberò «per proprio conto» l'acquisto di 3400 metri quadrati nella zona nord-ovest di Verona (attuale borgo Trento), lungo la strada per Trento (l'attuale via Mameli), erogando 70mila lire che il Comune accettò nel 1908. L'ospedale Alessandri, ritenuto all'avanguardia in Italia e all'estero, fu inaugurato il 7 giugno 1914.
Nel 1926 il Consiglio ospitaliero acquistò un'area limitrofa per costruirvi un nuovo Tubercolosario e lasciare la sede del Chievo. Poi il progetto fu abbandonato e si pensò di utilizzare la nuova area per riunificare gli ospedali Sant'Antonio ed Alessandri. Si delineava un nuovo Ospedale Maggiore «rispondente alle nuove necessità demografiche, al progresso della scienza e alle aumentate esigenze della tecnica sanitaria». La discussione si protrasse sino al 1931.
Intanto fu approvato il progetto Beccherle che prevedeva l'ampliamento del nucleo originario dell'Alessandri e nuovi padiglioni. Il nuovo ospedale avrebbe avuto 875 posti letto, inclusi i 400 dell'Ospedale civile di Sant'Antonio e i 170 dell'Alessandri. La sua realizzazione fu un evento storico per la città. Lo stesso Benito Mussolini vide il cantiere in fase avanzata, durante la visita a Verona del 26 settembre 1938. La nuova struttura venne inaugurata il 13 settembre 1942. Di recente un accurato restauro ha reso possibile negli scorsi anni, il recupero della facciata del padiglione d'ingresso, sede delle direzioni dell'Azienda ospedaliera e oggi soggetto a vincolo architettonico perché edificio storico.
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