Ma fuori dallo stretto ambito medico, ciò che va anche sottolineato è come si sia arrivati a questo risultato.
In quest'Italia degli sprechi, delle prebende, dei lavori mai terminati e delle spese fuori controllo, l'esperienza veronese (pur senza eccessiva retorica) è un prezioso esempio di efficacia ed efficienza.
Intanto l'opera è stata completata nei tempi previsti (già un piccolo miracolo...) e con investimenti che poco si sono discostati dal budget iniziale. Ancora, la realizzazione è stata possibile grazie ad un lungimirante rapporto pubblico-privati. Da ultimo l'edificazione- così complessa, in quanto effettuata all'interno di un ospedale funzionante- ha comportato disagi tutto sommato contenuti per l'attività quotidiana di medici, infermieri e degenti. Certo, ora bisognerà dare sostanza al complesso, ma Verona ha le competenze per farlo.
Infine c'è la nostra personale soddisfazione che l'idea lanciata da «L'Arena», di intitolare il complesso a Confortini, abbia avuto seguito. In questo momento la sanità, come il Paese, ha bisogno di buoni esempi da ricordare. E su cui riflettere.
In primo piano il paziente. Senza dimenticare la ricerca. Quindi le cure, la terapia intensiva e le trentatre sale chirurgiche. Oltre cinquecento posti letto, ventitré reparti (tecnicamente si chiamano Unità operative), trecento medici e mille professionisti sanitari. Per un investimento di oltre 212milioni di euro. Dopo duemila giorni di cantiere, l'ospedale di Borgo Trento abbandona i suoi vecchi padiglioni, dove soprattutto con gli interventi di chirurgia e i trapianti si è fatta la storia della medicina in Italia (qui, per dire, è stato realizzato, nel 1968, il secondo trapianto di rene di tutta Italia). Ora l'ospedale più grande del Veneto (con un totale di 1700 posti letto) scommette sul futuro. Lo fa con il nuovo Polo chirurgico intitolato a Piero Confortini, pioniere della chirurgia dei trapianti.
L'edificio avveniristico, sei piani da terra per sei anni di lavoro, viene inaugurato oggi e i primi reparti entreranno in funzione prima di fine anno. Una manciata di giorni necessaria per accentrare definitivamente nella nuova struttura le attività ancora distribuite nei diversi padiglioni che, prossimamente, verranno destinati ad altro uso ospedaliero.
Alta tecnologia, modernizzazione degli spazi, centralizzazione dell'attività operatoria, contiguità con il Pronto Soccorso, collegamento con le degenze chirurgiche sono i punti cardine attorno al quale si è sviluppato il progetto presentato alla Regione Veneto nel 2002, avviato nel 2004 e terminato nel rispetto di tempi e budget. Un ospedale nell'ospedale e un valore aggiunto per la salute del paziente che ora avrà a disposizione un unico edificio per la cura.
Sostanzialmente si abbandona il vecchio concetto delle isole-reparto, dislocate in singole unità indipendenti: il nuovo Polo raggruppa le sale operatorie, la terapia intensiva, le degenze, il Pronto Soccorso e la Piastra radiologica. Cinque in uno. Niente più reparti tradizionali, dunque. La cura diventa «polo»: i reparti sono organizzati in modo polispecialistico. Il filo conduttore di tutto il progetto è l'area omogenea e l'intensità di cura che prevede la suddivisione degli spazi ospedalieri non più per area di cura ma per i diversi livelli di gravità del paziente.
Anche gli ambulatori specialistici verranno attivati in prossimità dei reparti per evitare scomode trasferte fuori sede ai pazienti sia interni che esterni. Il monoblocco con la sua piastra chirurgica tra le più grandi d'Europa, (33 sale operatorie, 17 per la chirurgia generale, 10 per la chirurgia specialistica e trapianti e 6 per la chirurgia ambulatoriale) sarà il punto di riferimento per tutto il sistema sanitario del Veneto, soprattutto per gli interventi più complessi. Oggi, su oltre quattromila accessi giornalieri (ricoveri, interventi, prestazioni ambulatoriali), il 16 per cento riguarda pazienti provenienti da fuori regione.
«Il Polo chirurgico», conferma il direttore generale dell'Azienda ospedaliera integrata, Sandro Caffi, «resterà comunque l'ospedale di riferimento dei cittadini». Attualmente sono già entrati nel monoblocco gli ambulatori di Odontostomatologia e Otorinolaringoiatra. A seguire verranno trasferiti Gastroenterologia, Anestesia e Rianimazione, Cardiologia, Chirurgia generale, Chirurgia Toracica, Chirurgia Plastica, Neurochirurgia, Neurologia, Ortopedia, Oculistica, Urologia, Neuroradiologia, Radiologia, Pneumologia e per ultimo il Pronto Soccorso.
Due date: 7 giugno 1914, 30 novembre 2010. Due inaugurazioni. Due giorni fondamentali per l'Ospedale di Borgo Trento: il primo ne segna la nascita, l'altro la virata verso il futuro. Concepito e progettato come un ospedale per bambini, un fabbricato per malattie comuni medico-chirurgiche con 180 letti (portato a termine grazie al generoso lascito di Alessandro Alessandri), fu, fin da subito, considerato il più all'avanguardia in Italia e tra i più efficienti d'Europa: 34mila metri quadrati, pianta triangolare, diversi padiglioni circondati dal verde, collegati da un'imponente area di sotterranei ed attrezzature diagnostiche di alto livello.
Oggi, il nuovo Polo Chirurgico traghetta l'ospedale di Borgo Trento nel firmamento dei centri di cura, tra i più moderni ospedali d'Italia, con soluzioni tecnico architettoniche innovative.
LE MACROAREE. Il nuovo monoblocco del Polo chirurgico è realizzato su un'area quadrangolare di oltre 96mila metri quadrati: sei piani fuori terra, due interrati e uno tecnico, su tetto la piattaforma per l'atterraggio dell'elicottero emergenza e un'ampia corte centrale.
Completa il progetto un edificio più piccolo, antistante il Polo chirurgico, destinato all'accoglienza del pubblico con punti informazioni e area ambulatoriale. Rivoluzionato anche l'accesso delle emergenze trasferito da piazzale Stefani al Lungadige, nuovo punto di inizio di tutto l'iter di diagnosi e cura. Le 33 sale chirurgiche trovano spazio al piano interrato, una accanto all'altra, due piani sopra c'è la terapia intensiva (96 posti letto per rianimazione, Unità Terapia Intensiva Coronarica, Unità di Terapia Neurovascolare e per il trattamento di pazienti trapiantati, ustionati, cardiochirurgici, neurochirurgici). Ai piani alti le degenze: 513 nuovi posti letto per i ricoveri ordinari e per la chirurgia ambulatoriale (day surgery), distribuiti su tre piani che consentiranno di accorpare le degenze chirurgiche prima distribuite nei vecchi padiglioni.
I NUMERI. Le strutture edili hanno visto l'utilizzo di 5.500 tonnellate di armature in ferro, di 48.000 metri cubi di cemento armato e di 5.500 tonnellate di carpenteria. Sono stati realizzati 170.000 metri quadrati di pareti in cartongesso, 63.000 metri quadrati di controsoffitti, 6.500 metri quadrati di serramenti esterni e sono stati posati 50.000 metri quadrati di pavimenti in linoleum o pvc.
Sono stati stesi 800 chilometri di cavi elettrici principali, 1200 di cavi per impianti luce e speciali e posizionate oltre 1000 apparecchiature elettriche. Infine sono stati 73.000 i metri cubi di demolizioni fabbricati e 220.000 i metri cubi di scavi. Per un totale di 1milione e 700mila ore di manodopera e 400mila ore di progettazione e supporto cantiere.
TEMPI E COSTI. Il costo complessivo è di 212.543.195 euro, 112 dei quali stanziati dalla Fondazione Cariverona. Il progetto definitivo è stato presentato in Regione il 10 aprile 2002, approvato a luglio e appaltato nel novembre 2003. I lavori sono iniziati a dicembre 2004 e terminati sei anni dopo. Il ministro della Salute Ferruccio Fazio, riferendosi al contributo della Fondazione, ha definito il nuovo Polo «un esempio di buon orientamento delle risorse, di come si possono armonizzare fondi privati e fondi pubblici».
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