martedì 22 gennaio 2013

Il Peccato di Isotta



Un’ umanista moderna riscopre e racconta una grande umanista veronese del XV secolo: Isotta Nogarola, facendo rivivere la Verona del tempo  con i suoi paesaggi urbani, i mercati, le chiese, le dimore patrizie sede d’incontri di politici e letterati. 
Frutto di una scrupolosissima ricerca, alternando citazioni e profondi afflati poetici, quello di Anna Pacifico è un romanzo storico coltissimo ed eruditissimo che dimostra una grande capacità di introspezione per la sapienza, la delicatezza e la profondità con la quale  va raccontando il dramma  di Isotta. Votata allo studio delle lettere e condannata ad un ruolo di comprimarietà dalle consuetudini del suo tempo che accetta, pur non condividendole, ella non cessa mai di combattere per la sua liberazione senza scorrettezze nè furberie accettando di pagare di persona ed anzi infliggendosi da se stessa la punizione: un esempio fulgido per la nostra età decadente che ha fatto del profitto, della frode e dell’impunità i suoi valori portanti . Isotta, quasi una femminista ‘ante litteram’, e si ritaglia un posto di spicco nel panorama letterario italiano ed europeo, vivendo nel contempo la sua sofferta storia d’amore. 
“La lettura apre l’animo, lo purifica, lo allena a decifrare sentimenti ed intenzioni, ad affinare il giudizio, a soppesare le sofferenze e la disperazione”  ed è proprio questo il lavoro che l’autrice svolge nel suo romanzo lasciandoci il senso del dramma vissuto da Isotta ma anche una grande serenità, un abbandono totale. L’ultima parte del romanzo è la più intima, malinconica, poetica. la vita della protagonista si spegne piano piano come la fiammella di una candela consunta “..quando si dimettono ad uno ad uno gli affetti più cari, è come morire a poco a poco.”,  ” ..mi hanno abbandonato i demoni e gli angeli, e con essi se ne sono andati anche i miei sogni”.  La figura della protagonista, uscita dalle nebbie della storia e fatta rivivere nelle pagine di Anna Pacifico, vi ritorna sfumando a poco a poco  e parlando di Eutimia, la sua creatura spirituale dichiara: “nessuno potrà mai conoscere il suo vero volto. Esso mi appartiene, come l’altra faccia della luna appartiene alla notte” perchè in realtà “dei nostri giorni resta così poco e soltanto quel che vogliamo, il resto dell’opera lo setaccia il tempo”.
Un romanzo storico-poetico quindi che non è una cronaca perchè come dichiara l’autrice: “oltre le pagine di qualsiasi ricostruzione storica, restano ‘le porte dei morti’, quelle sbiadite cicatrici che marchiano le antiche dimore, a custodire tutte le  risposte possibili alle istanze dell’immaginazione”

domenica 20 gennaio 2013

La vita di Pi



Un libro che è uno straordinario racconto d'avventura e al tempo stesso una metafora della vita: "il mondo e' come lo percepiamo, giusto? Nel percepirlo ci aggiungiamo sempre qualcosa, e la vita diventa una storia" . Potrebbe essere accostato a "La strada" di Cormac McCarthy perché riflette sul significato della vita in condizioni estreme, quando non c'è più nulla che possa giustificare la lotta, quando la vita stessa e' solo fatica, sofferenza, buio. Eppure nel libro di Yann Martel c'è una grande serenità di fondo che deriva dal senso religioso del protagonista, una religiosità non strutturata, Dio e' presente, c'è', e' il Dio nella sua concezione più alta "Colui che è " tanto che il protagonista diventa contemporaneamente induista, cristiano e musulmano perché   ".. tutte le religioni  sono vere. Io voglio solo amare Dio" . Per Pi e' impossibile pensare che Dio non esista: " gli atei sono fratelli e sorelle di un altro credo. Ogni loro parola e' impregnata di fede. Percorrono fino in fondo il cammino della ragione, ma poi fanno un salto, proprio come me." La vicenda ha connotati altamente drammatici ed a tratti raccapriccianti (parlando di naufraghi torna alla mente la zattera della medusa con tutto il suo carico di crudeltà ) ma su tutto prevale in ogni istante l'amore per la vita :" la vita e' così bella che la morte se ne innamora. Un amore possessivo e geloso che afferra tutto ciò che può ", il rispetto per tutti gli esseri viventi: Pi, vegetariano, a distanza di anni prega ancora per le tartarughe ed i pesci che ha brutalmente ucciso per sopravvivere. Tutta la vicenda e' inoltre una grande metafora: domare la tigre che lo tiene in vita e' domare la parte più selvaggia di noi, quella che ci consente di reagire alle avversità ma che tenderebbe a prendere il sopravvento ed annientarci come uomini. Un libro ben scritto, forse un po' lento all' inizio ma poi incalzante e commovente nel quale ci sono tutti gli elementi tradizionali del libro d'avventura, compresa l'isola misteriosa. Un racconto sospeso come e' sospeso il protagonista tra mare e cielo, realtà' resa molto bene dal cinema con inquadrature nelle quali la scialuppa sembra fluttuare nel cielo,  con plancton e pesci luminescenti che si confondono con le stelle.  Il Film molto e' fedele al libro (fa eccezione l incontro in mezzo al Pacifico del naufrago francese che finisce poi tra le fauci della tigre), anch'esso un po' lento all'inizio ma poi coinvolgente, disturba solo un poco l'eccessiva impronta new age, ma nel complesso merita un giudizio decisamente positivo.