martedì 10 novembre 2009

L'epidemia perfetta.


In questi ultimi anni vanno sempre piu' di moda i film catastrofisti: ricordate la tempesta perfetta, Meteor (1979), Deep Impact (1998), Armageddon ( 1998), The day after tomorrow (2004), eccetera ? Immaginate di applicare la stessa logica alla medicina, cosa immaginereste se foste lo sceneggiatore ? Una epidemia catastrofica mettendo assieme le peggiori paure degli scienziati ed ecco che nasce lo scenario che i giornali ci presentano in questi giorni. Che un asteroide colpisca la terra e la disintegri non e' poi cosi' difficile ma nessuno di noi passa le notti insonne osservando il cielo e pregando che non succeda, lo stesso vale per l'epidemia perfetta, potrebbe accadere se si verificassero alcune evenienze ma chi ci dice che avverra' ? Vediamo, facendoci aiutare dalla storia, cosa ha ispirato gli scienziati e poi i giornalisti. A tutti noi non puo' non venire in mente un flagello che i nostri nonni ci raccontavano con terrore, un nome tanto sinistro quanto lo e' nel nostro immaginario collettivo la "peste nera" del '600: l'epidemia di "spagnola".
Il 17 settembre 1918 in un campo di addestramento vicino Boston un soldato marco' visita accusando febbre molto alta. Sulle prime i medici pensarono ad una meningite ma, nel giro di una settimana, il 23 settembre i casi registrati nei 45.ooo soldati del campo
erano 12.604 ed alla fine dell'epidemia i morti furono quasi 800 !. Molti morirono meno di 48 ore dopo la comparsa dei sintomi soffrendo orribilmente prima di morire per soffocamento. Questa insolita serie di sintomi non corrispondeva ad alcuna malattia conosciuta per cui William Herny Welch, insigne patologo dell'epoca, ipotizzo' si trattasse di un nuovo tipo di infezione o di una "peste". In realta' era soltanto un 'influenza che tuttavia tra il 1918 ed il 1919 provoco' 40 milioni di vittime scomparendo poi velocemente come era comparsa. Nel 1930 si scopri' che l'influenza e' provocata da un virus ma nessuno aveva conservato i i campioni di quell'agente patogeno per studi posteriori. Oggi grazie agli studi di JK Taubenberger, A H Reid e T G Fanning e alla previdenza dell US Army Medical Museum siamo riusciti a recuperare porzioni dell'antico virus e studiarne le cratteristiche. Dopo il 1918 i virus influenzali di tipo pandemico sono ricomparsi due volte nel 1957 e nel 1968 e ceppi influenzali che di solito infettano solo gli animali hanno periodicamente provocato la malattia anche nell'uomo come e' avvenuto per l'aviaria in Asia. Gli studi sulla spagnola non sono quindi stati determinati solo da curiosita' storica ma la comprensione di cosa rese quel virus cosi' aggressivo puo'
orientare lo sviluppo di cure e misure preventive in modo da individuare meglio le origini di futuri ceppi pandemici. La Spagnola contagio' un terzo della popolazione mondiale anche in lande isolate e remote e fu insolitamente grave con tassi di mortalita' tra il 2,5 ed il 5% (50 volte maggiori di quelli di una normale influenza).
Gli antibiotici non erano stati ancora scoperti e buona parte delle vittime mori' di infezioni batteriche sovrapposte. Una parte delle vittime mori' invece in seguito alla polmonite causata dal virus stesso che in alcuni soggetti in pochi giorni produsse gravi emorragie polmonari. La maggior parte delle vittime furono giovani tra i 15 ed i 35 anni di eta'. Molti furono i tentativi di comprendere la dinamica della pandemia ma il virus rimase nascosto per 80 anni. Nel 1951 un gruppo di scienziati si reco' in un remoto villaggio dell'Alaska (Brevig Mission) dove l'85% della popolazione era stata decimata dall'infezione ed i corpi dei deceduti erano stati sepolti nel permafrost ed i coponenti della spedizione speravano di ritrovare il virus conservato nei polmoni delle vittime. sfortunatamente tutti i tentativi di isolare il virus fallirono. Nel 1995 JK Taubenberger, A H Reid e T G Fanning iniziarono a cercare il virus nei tessuti conservati dall'istituto
di patologia dell'esercito americano che conserva 3 milioni di campioni. I tentativi fatti per isolare frammenti del virus in questi campioni dettere qualche risultato peraltro frammentario finche' nel 1997 il patologo J Hultin in pensione si offri' di tornare e Breving Mission per tentare una nuove esumazione. 46 anni dopo il suo primo tentativo Hultin ottenne alcune biopsie polmonari congelate provenienti da 4 vittime dell'influenza. In uno di questi campioni venne ritrovata l'intera sequenza RNA del virus che forni' la chiave di accesso per determinare la sua composizione. Ma cosa possono raccontarci queste sequenze sull'origine e sulla virulenza della spagnola ? Per rispondere e' necessario conoscere almeno un po' come funzionano i virus influenzali. L'influenza e' determinata da tre gruppi di virus detti A, B e C. I B e C infettano solo gli esseri umani e non hanno mai provocato pandemie. I virus A contagiano invece una gran varieta' di animali compresi pollame, suini, cavalli, esseri umani ed altri mammiferi. Gli uccelli acquatici, come le anatre, fungono da serbatoio naturale per tutti i sottotipi di influenza A: il virus infetta l'intestino dell'uccello senza causare sintomi. Questi ceppi aviari selvatici pero' nel tempo possono mutare e scambiare materiale genetico con altri ceppi influenzali producendo
nuovi virus in grado di diffondersi tra gli animali domestici. Fino a non molti anni fa i dati suggerivano che un virus aviario difficilmente sarebbe stato in grado di infettare l'uomo invece nel 1997 a Hong Kong 18 persone vennero infettate dal virus aviario H5N1 e 6 morirono. Focolai di una forma ancora piu' patogena di quel ceppo si sono diffusi nel pollame asiatico tra il 2003 e il 2004 causando 30 morti.
Basta la mutazione di un solo amminoacido per determinare una modifica della forma tridimensionale della emoagglutinina (proteina che ricopre il virus) e che consente al virus di aderire prima e penetrare poi nella cellula ospite aggancianciandosi cosi' all'uomo invece dell'oca o del maiale.
Grazie alla genetica inversa, partendo dal materiale recuperato si e' riusciti a costruire u virus con alcuni geni del virus della spagnola con i quali si sono infettati topi per comprendere quali erano i meccanismi della eccezionale capacita' di diffusione del virus e della sua cattiveria. Oltre a consentire lo studio del virus del 1918 questi studi consentono anche di indagare la reale pericolosita' dei virus H5N1 per gli esseri umani. Come abbiamo detto questo virus in Asia e' stato trasmesso dai polli all'uomo infettando 40 persone ed uccidendone 30. IL fatto inquietante e' tuttavia la constatazione che una delle vittime non e' stata infettata dai polli ma dalla figlia. Il contagio uomo/uomo potrebbe suggerire una mutazione del virus che si e' adattato a diffondersi piu' facilmente tra gli esseri umani sia per mutazione sia riconbinandosi con virus umani che normalmente circolano nella popolazione.
Questo sviluppo potrebbe aumentare le probabilita' di una pandemia umana estremamente pericolosa. Sperando di poter prevedere e quindi prevenire un simile disastro numerosi laboratori intendono testare alcune combinazioni di H5N1 con ceppi influenzali umani per valutarne la pericolosita' e la possibilita' che compaiano spontaneamente. Questi studi ci hanno consentito di stabilire che i farmaci antivirali attuali (in gran parte sviluppati per curare l'AIDS) sarebbero efficaci contro il virus del 1918 ed anche contro l'H5N1.
Gli studi sul virus del 1918 si sono pero' spinti anche alla ricerca del suo luogo d'origine: aprendo una finestra sul passato ci aiutano a capire che cosa potrebbe scatenare una nuova pandemia.
Gli studi hanno dimostrato che il virus del 1918 derivato da un ceppo aviario aveva trascorso un periodo abbastanzain un ospite intermedio dove aveva accumulato numerose mutazioni, si sospetta un passaggio nel maiale ma e' da molti contestato, la verita' e' che su questo argomento non ci sono al momento notizie certe.
IL problema e' quindi, alla luce delle conoscenze, quello di far circolare questi virus il meno possibile nella popolazione (e questo lo si fa vaccinando almeno il 50% della popolazione) per evitare che circolando possano incontrare altri virus, cambiare ospite, mutare o ricombinarsi dando origine ad una forma estremamente contagiosa e pericolosa. Il virus della morte nera quindi ancora non esiste, non dobbiamo temere la influenza A che al momento e' solo piu' contagiosa della normale ma non ancora piu' cattiva. Come la tempesta perfetta quella cattiva potrebbe svilupparsi e diffondersi ma potrebbe anche non succedere nulla di catastrofico proprio come avviene nel filone dei film che abbiamo citato.