Se le probabilità che un sistema solare riesca a sostenere la vita e a farla evolvere fossero una su un miliardo (lo 0,0000000001%), nella nostra galassia ci sarebbero almeno 200 pianeti abitati come il nostro perché in questa galassia di periferia che chiamiamo Via Lattea ci sono ben oltre 200 miliardi di stelle, ed anche perché ci sono ben oltre 170 miliardi di galassie, nell'universo conosciuto.
È così che cinquant'anni fa, nel 1961, l'astrofisico americano Frank Drake propose un modo analitico per stimare quante civiltà al nostro grado di evoluzione (ovvero civiltà che usano le trasmissioni elettromagnetiche per le comunicazioni) sono presenti nella galassia.
Il fatto curioso è che il valore di nessuna delle sette variabili dell'Equazione di Drake, è conosciuto.
È così che cinquant'anni fa, nel 1961, l'astrofisico americano Frank Drake propose un modo analitico per stimare quante civiltà al nostro grado di evoluzione (ovvero civiltà che usano le trasmissioni elettromagnetiche per le comunicazioni) sono presenti nella galassia.
Il fatto curioso è che il valore di nessuna delle sette variabili dell'Equazione di Drake, è conosciuto.
Analizziamo le singole variabili:
Quante stelle nascono ogni anno? Negli anni 60, Frank Drake aveva stimato che nascessero ogni anno dieci nuove stelle. Poi, in tempi più recenti, ha deciso di rivedere al ribasso la sua stima originale: 5 stelle all'anno. In realtà, la Nasa ritiene che mediamente nascano sette nuove stelle all'anno. Col risultato che la prima variabile dell'equazione è forse l'unica ad avere un valore conosciuto.
Quante stelle nascono ogni anno? Negli anni 60, Frank Drake aveva stimato che nascessero ogni anno dieci nuove stelle. Poi, in tempi più recenti, ha deciso di rivedere al ribasso la sua stima originale: 5 stelle all'anno. In realtà, la Nasa ritiene che mediamente nascano sette nuove stelle all'anno. Col risultato che la prima variabile dell'equazione è forse l'unica ad avere un valore conosciuto.
Quante hanno dei pianeti? Fino a 15 anni fa, questa domanda non aveva una risposta certa. Drake, con una sorta di atto di fiducia, stimò che circa la metà delle stelle della galassia doveva avere qualche pianeta che gli orbita intorno. Ma dopo le prime sporadiche scoperte, con l'avvento di nuove tecnologie, le scoperte ormai si moltiplicano. Il satellite Kepler, in meno di un anno, ha già trovato 706 stelle con pianeti (5 dei quali sembrano appartenere a un sistema multiplanetario come il nostro) di proporzioni piccole come la Terra e grandi come Giove. Da queste prime osservazioni, sembra che il numero di stelle equipaggiate con pianeti potrebbe rivelarsi superiore al 50 per cento.
Quanti pianeti adatti alla vita per sistema solare? La Terra se ne sta in un angolo dorato del sistema solare, dove la vita è possibile: se fosse solo un po' più vicina al Sole come Venere, l'acqua evaporerebbe; se fosse solo un po' più lontana come Marte, ghiaccerebbe. Se la sua massa fosse come quella di Giove, la gravità sarebbe insopportabile per la vita. Così, rispondere alla terza domanda dell'equazione è molto, molto difficile: Drake stimò che due pianeti per ogni sistema multiplanetario hanno la potenzialità di sostenere la vita. In compenso, mentre fino a un anno fa la maggioranza dei pianeti extrasolari che venivano trovati erano simili a Giove. Con Keplero, stiamo scoprendo che sono più comuni i pianeti di dimensioni simili (anche se più grandi) al nostro.
In quanti appare la vita? Secondo Drake, in tutti. In altre parole, laddove ci sono le (numerose) condizioni che hanno consentito la vita sulla Terra, la vita puntualmente appare. Se un tempo questa ipotesi poteva apparire azzardata, oggi gli astrobiologi sono fondamentalmente d'accordo. Questa visione è in qualche modo sostenuta dalla scoperta di materiali organici nello spazio, a bordo di meteoriti. Dalla presenza di acqua nelle comete e in altri corpi celesti. E, osservando quel che accade sulla Terra, anche dall'esistenza di forme di vita in circostanze ambientali proibitive, come gli estremofili, batteri che prosperano alle bocche dei soffioni oceanici, dove la temperatura e la pressione sono spaventose. L'idea è che, quando ci sono le condizioni, la vita nascerà.
E in quanti la vita intelligente? Secondo alcuni, ci sono le prove che, se i dinosauri non si fossero estinti, avrebbero avuto la potenzialità di far evolvere a sufficienza la propria materia grigia. Su questo valore della sua celebre equazione, Drake ha fatto una revisione significativa: negli anni 60 stimò un 1% e qualche anno fa, il 20 per cento. Ma in effetti questo valore è assolutamente ignoto: siccome esistiamo noi, sappiamo solo che è diverso da zero. Carl Sagan, un altro entusiasta della vita extraterrestre, la mise così: «L'intelligenza è così utile all'evoluzione che, a patto che sia geneticamente fattibile, la selezione naturale sembra incoraggiata a farla apparire».
Di sicuro, se ci fossero 50 civiltà nella nostra galassia, sarebbero soltanto una ogni 4 miliardi di stelle. Se fossero 10mila, sarebbero una ogni 20 milioni. Con questo calcolo di spaventose possibilità, tutto è possibile
Quanti pianeti adatti alla vita per sistema solare? La Terra se ne sta in un angolo dorato del sistema solare, dove la vita è possibile: se fosse solo un po' più vicina al Sole come Venere, l'acqua evaporerebbe; se fosse solo un po' più lontana come Marte, ghiaccerebbe. Se la sua massa fosse come quella di Giove, la gravità sarebbe insopportabile per la vita. Così, rispondere alla terza domanda dell'equazione è molto, molto difficile: Drake stimò che due pianeti per ogni sistema multiplanetario hanno la potenzialità di sostenere la vita. In compenso, mentre fino a un anno fa la maggioranza dei pianeti extrasolari che venivano trovati erano simili a Giove. Con Keplero, stiamo scoprendo che sono più comuni i pianeti di dimensioni simili (anche se più grandi) al nostro.
In quanti appare la vita? Secondo Drake, in tutti. In altre parole, laddove ci sono le (numerose) condizioni che hanno consentito la vita sulla Terra, la vita puntualmente appare. Se un tempo questa ipotesi poteva apparire azzardata, oggi gli astrobiologi sono fondamentalmente d'accordo. Questa visione è in qualche modo sostenuta dalla scoperta di materiali organici nello spazio, a bordo di meteoriti. Dalla presenza di acqua nelle comete e in altri corpi celesti. E, osservando quel che accade sulla Terra, anche dall'esistenza di forme di vita in circostanze ambientali proibitive, come gli estremofili, batteri che prosperano alle bocche dei soffioni oceanici, dove la temperatura e la pressione sono spaventose. L'idea è che, quando ci sono le condizioni, la vita nascerà.
E in quanti la vita intelligente? Secondo alcuni, ci sono le prove che, se i dinosauri non si fossero estinti, avrebbero avuto la potenzialità di far evolvere a sufficienza la propria materia grigia. Su questo valore della sua celebre equazione, Drake ha fatto una revisione significativa: negli anni 60 stimò un 1% e qualche anno fa, il 20 per cento. Ma in effetti questo valore è assolutamente ignoto: siccome esistiamo noi, sappiamo solo che è diverso da zero. Carl Sagan, un altro entusiasta della vita extraterrestre, la mise così: «L'intelligenza è così utile all'evoluzione che, a patto che sia geneticamente fattibile, la selezione naturale sembra incoraggiata a farla apparire».
Di sicuro, se ci fossero 50 civiltà nella nostra galassia, sarebbero soltanto una ogni 4 miliardi di stelle. Se fossero 10mila, sarebbero una ogni 20 milioni. Con questo calcolo di spaventose possibilità, tutto è possibile