sabato 2 gennaio 2010

ELISA: DOV'E' FINITA LA "PIETAS"

Lettera inviata al Giornale di Vicenza (che probabilmente non verrà mai pubblicata)


Spett. Sig. Direttore,

stiamo assistendo, giorno per giorno, ad un progressivo imbarbarimento della nostra società che si manifesta non solo attraverso lo spettacolo indecoroso della politica, ma anche attraverso fatti apparentemente insignificanti o considerati normali e soprattutto, attraverso un cattivo giornalismo. Come ha affermato il Papa nella sua omelia dell’8 dicembre, i giornali, abituandoci alle cose piu' orribili ci fanno diventare insensibili e, in qualche maniera, ci intossicano.

Purtroppo devo rilevare con rammarico che anche il suo giornale non è esente da questa deriva. Mi riferisco all’articolo di Ivano Tolettini pubblicato in prima pagina il 30 dicembre 2009 col titolo “Muore disidratata a due anni”.

Cosa c’è di tanto terribile i questo articolo ? In realtà, leggendolo, non si rileva nulla di particolare se non una cronaca asciutta, impersonale, intrisa di luoghi comuni, ma è il titolo che sconvolge, la sua posizione in prima pagina, la sua crudeltà, la sua violenza che richiama immediatamente l’attenzione e fa pensare ad un fattaccio di cronaca nera, a chissà quale colpa o sbadataggine della mamma che avrebbe lasciato morire la sua bimba o magari, tra le righe, ad un possibile episodio di malasanità. Tutto è lecito pur di far “cassetta”, di aumentare le vendite.

Dove è finita la “pietas” ? La civiltà romana, all’apice del suo fulgore, aveva fatto della “pietas”, celebrata da Virgilio nell’Eneide, il centro del suo insegnamento morale.

La “pietas” è definibile come una qualità universale, in quanto occupa i principali campi del vivere umano: si tratta di dovere e devozione verso gli dei, di amore ed affetto, tanto per i genitori ed i figli quanto per la patria e gli amici, e infine di personale clemenza, giustizia e senso del dovere. Vi è nella pietas l’apertura a valori anche nuovi che prenderanno forma in età successive: misericordia e humanitas.

La “pietas” intesa come capacità di ragionare con calma contrapposta al “furor” ovvero un modo di agire abbandonandosi alle emozioni senza ragionare (Enea contrapposto a Turno).

La nostra civiltà è diventata la civiltà del giustizialimo spiccio, del furor di popolo, del razionalismo esasperato: l’errore umano non è ammesso, se succede qualcosa di imprevisto deve esserci comunque un responsabile che deve pagare, tutto si può spiegare con l’apporto della scienza. Oggi è scomparso completamente il senso del divino e del soprannaturale, il mistero della vita e della morte, il calore umano e la partecipazione.

Un fatto cosi’ drammatico come la morte improvvisa di una bambina andrebbe raccontato con delicatezza, attenzione, partecipazione e tenerezza. Ogni uomo ed in particolare una mamma colpita da una disgrazia cosi’ grave andrebbe trattato come una realtà sacra, pechè ogni storia umana è una storia sacra e richiede il più grande rispetto.